La rivolta dei fischietti a Belgrado: quello che i media non ti dicono sulla protesta che sta cambiando tutto

Il suono delle proteste serbe: dissenso acustico contro l’accordo con il Kosovo

Le proteste che hanno scosso la Serbia nella primavera del 2025 hanno assunto una dimensione sonora distintiva, trasformando il dissenso in un’esperienza acustica che ha catturato l’attenzione mediatica globale. L’accordo firmato tra Serbia e Kosovo il 1° maggio 2025, mediato dall’Unione Europea, ha scatenato l’indignazione di migliaia di cittadini serbi che percepiscono il trattato come una concessione eccessiva sul territorio kosovaro, considerato storicamente parte integrante dello stato serbo.

Nella capitale Belgrado, il suono dei fischietti è diventato il simbolo acustico della resistenza popolare. Durante le massicce manifestazioni del 15 marzo 2025, che hanno preceduto la firma dell’accordo quando le indiscrezioni sul contenuto hanno iniziato a circolare, decine di migliaia di manifestanti hanno creato un vero e proprio “assedio sonoro” utilizzando principalmente fischietti, accompagnati da tamburi e altri strumenti improvvisati.

Il muro sonoro di Belgrado: fischietti come arma di protesta

Nei pressi del Parlamento serbo, epicentro delle manifestazioni, il livello sonoro ha raggiunto intensità tali da impedire qualsiasi comunicazione verbale da parte dei rappresentanti del governo che tentavano di spiegare la posizione ufficiale. Secondo i testimoni presenti, il muro di suono ha provocato momenti di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine, con diversi fermi e contusi lievi.

L’utilizzo del fischio come strumento di protesta non è casuale. Nella tradizione balcanica, il fischio rappresenta storicamente un segnale di disapprovazione collettiva, utilizzato comunemente negli spazi pubblici come stadi, teatri e assemblee per esprimere dissenso in modo inequivocabile.

Questa scelta presenta anche vantaggi pratici: un fischietto è economico, facilmente reperibile, e può produrre un suono che supera i 105 decibel – un’intensità sufficiente a rendere impossibile la comunicazione verbale quando utilizzato da migliaia di persone contemporaneamente. A differenza degli slogan che possono essere manipolati dai media o censurati dalle autorità, il fischio è un suono universale di dissenso che non può essere facilmente distorto o represso.

L’accordo Kosovo-Serbia: rottura del consenso nazionale

Le proteste si sono intensificate dopo che il presidente Aleksandar Vučić ha firmato l’accordo, provocando una frattura profonda nell’opinione pubblica serba. “L’accordo rappresenta un passo necessario per l’integrazione europea della Serbia”, ha dichiarato Vučić, cercando di giustificare una scelta politica che molti cittadini percepiscono come una capitolazione. L’opposizione ha risposto chiedendo nuove elezioni e il ritiro immediato della firma, definendo l’intesa “un tradimento dell’identità nazionale serba”.

Secondo un sondaggio dell’Istituto di Ricerca Sociale di Belgrado, il 62% dei cittadini serbi si oppone all’accordo, mentre solo il 27% lo sostiene, con l’11% degli intervistati che si dichiara indeciso. Questi numeri evidenziano la profonda divisione nel paese balcanico su un tema che tocca corde identitarie molto sensibili.

Suoni di dissenso: il fischio nella tradizione di protesta globale

L’utilizzo di suoni e musica nelle proteste serbe si inserisce in una lunga tradizione di attivismo sonoro. Durante le “Primavere Arabe” del 2011, brani come “Rais Lebled” del rapper tunisino El Général divennero simboli di libertà e cambiamento sociale. In Ucraina, nel 2014, i manifestanti di Euromaidan cantavano l’inno nazionale mentre affrontavano temperature sotto zero e forze antisommossa.

Uno studio pubblicato nel 2021 sul Journal of Protest Studies ha analizzato il ruolo della musica nei movimenti sociali contemporanei, evidenziando come “i suoni condivisi creino un senso di comunità e solidarietà tra i manifestanti, costruendo un’identità collettiva che abbatte le barriere individuali”. Quando le persone producono suoni insieme, sperimentano quello che gli antropologi chiamano “communitas” – una temporanea sospensione delle gerarchie sociali in favore di un’esperienza condivisa.

Proteste sonore nel panorama internazionale

Le proteste serbe si inseriscono in un contesto più ampio di manifestazioni sonore che hanno caratterizzato i movimenti di dissenso degli ultimi anni:

  • A Hong Kong, nel 2019-2020, i manifestanti adottarono “Glory to Hong Kong” come inno non ufficiale e “Do You Hear the People Sing?” dalla colonna sonora di Les Misérables come simbolo di resistenza
  • In Iran, durante le proteste “Donna, Vita, Libertà” del 2022-2023, la canzone “Baraye” di Shervin Hajipour è diventata l’inno del movimento per i diritti delle donne
  • In Myanmar, dopo il colpo di stato militare del 2021, i manifestanti hanno utilizzato pentole e padelle per creare “concerti di protesta” notturni che risuonavano in tutte le città

La scienza del suono nelle manifestazioni di Belgrado

Dal punto di vista scientifico, l’utilizzo di fischietti nelle proteste serbe si basa su principi acustici ben definiti. Secondo studi pubblicati sul Journal of Sound and Vibration, un fischietto comune può produrre suoni fino a 120 decibel – paragonabili al rumore di un concerto rock e ben oltre la soglia del disagio umano che si attesta intorno ai 85-90 decibel.

Quando migliaia di persone fischiano contemporaneamente, l’effetto non è semplicemente additivo ma quasi moltiplicativo, creando quello che gli ingegneri acustici chiamano “interferenza costruttiva” – onde sonore che si rinforzano a vicenda producendo un impatto psicologico significativo.

Un ricercatore dell’Università di Belgrado ha registrato picchi sonori di 110 decibel nel punto centrale delle manifestazioni – un livello che rende impossibile qualsiasi comunicazione verbale e che può provocare stress fisico e psicologico in caso di esposizione prolungata.

Le voci dei manifestanti: uniti nel dissenso sonoro

“È impossibile tenere un discorso, impossibile ignorarlo, impossibile pensare ad altro,” ha spiegato Marko Djurić, uno dei partecipanti alle proteste. “È questo il punto: vogliamo che il governo sappia che non può più nascondersi dietro la retorica. Ogni volta che proveranno a parlare, noi fischieremo più forte.”

Ana Kovačević, studentessa ventitreenne di scienze politiche all’Università di Belgrado, ha aggiunto: “Il fischio è democratico. Non importa la tua età, il tuo background o le tue idee politiche specifiche – tutti possono fischiare. È un modo per unire persone con diverse visioni politiche sotto un unico simbolo di dissenso.”

Questo approccio inclusivo ha contribuito a mobilitare un ampio spettro della popolazione serba, dai giovani studenti ai pensionati, creando una coalizione eterogenea unita dall’opposizione all’accordo sul Kosovo.

L’eco digitale: amplificazione delle proteste sui social media

Le proteste sonore di Belgrado hanno acquisito risonanza internazionale grazie alla loro amplificazione sui social media. Video delle manifestazioni hanno rapidamente superato i confini nazionali, attirando l’attenzione globale su una questione che altrimenti sarebbe rimasta confinata alle pagine interne dei giornali internazionali.

Secondo il Digital News Report 2024 del Reuters Institute, i contenuti relativi alle proteste di Belgrado hanno generato un alto tasso di engagement sui social media, con un’interazione superiore del 45% rispetto alla media della piattaforma per contenuti politici simili.

“È la democratizzazione dell’informazione,” ha commentato la sociologa dei media Jelena Petrović. “I giovani serbi stanno usando gli strumenti digitali per raccontare la loro storia, bypassando i media tradizionali che percepiscono come allineati al governo.”

Implicazioni geopolitiche: Balcani, Serbia e UE

Le proteste serbe non rappresentano solo un fenomeno interno ma hanno implicazioni più ampie per la stabilità dei Balcani e i rapporti con l’Unione Europea. L’accordo con il Kosovo è considerato un passo fondamentale nel percorso di adesione della Serbia all’UE, un obiettivo dichiarato del governo di Vučić.

Tuttavia, la forte opposizione interna mette in discussione la sostenibilità politica di tale accordo. Analisti della regione prevedono che le proteste potrebbero continuare e intensificarsi nelle prossime settimane, costringendo potenzialmente il governo a riconsiderare alcuni aspetti dell’intesa.

Secondo Florian Bieber, esperto di Balcani dell’Università di Graz, “il governo serbo si trova in una posizione difficile, intrappolato tra le aspettative dell’UE e un forte sentimento nazionalista interno. La questione del Kosovo rimane incredibilmente sensibile nell’identità nazionale serba, e qualsiasi accordo che sembri riconoscerne l’indipendenza sarà inevitabilmente contestato da una parte significativa della popolazione.”

Fischietti e memoria storica: dal rumore al messaggio politico

Le proteste sonore di Belgrado ricordano altri momenti storici in cui il rumore è diventato uno strumento politico: dai “concerti di pentole” contro la dittatura di Pinochet in Cile negli anni ’70 alle manifestazioni di “noise” contro il regime di Ceaușescu in Romania nel 1989.

I serbi, attraverso la loro “sinfonia di dissenso”, hanno dimostrato un’efficace comprensione di questa dinamica, creando una forma di protesta che funziona sia nel contesto fisico delle strade di Belgrado che nell’ecosistema digitale globale.

Mentre l’accordo tra Serbia e Kosovo segna un momento cruciale per il futuro dei Balcani, le strade rumorose di Belgrado ci ricordano che i processi diplomatici non possono ignorare il sentimento popolare. Il dissenso sonoro dei cittadini serbi rappresenta non solo un’opposizione a un accordo specifico ma una rivendicazione del diritto di partecipare attivamente alle decisioni che definiscono l’identità e il futuro della nazione.

Come risponderebbero i serbi se potessero fischiare contro l'accordo?
Fischio fino a 110 decibel
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Supporto totale al governo
Indecisione strategica

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