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Fallimento e percezione pubblica: il caso Ilary Blasi e “The Couple”
La chiusura anticipata di “The Couple”, il reality show di Ilary Blasi su Mediaset, ha riacceso i riflettori su un tema tanto attuale quanto scomodo: il fallimento pubblico. Quando qualcosa va storto sotto gli occhi di tutti, non è solo un insuccesso personale, ma un’esperienza collettiva. E il giudizio, spesso implacabile, diventa parte integrante della narrazione.
Quando sbagliare diventa uno spettacolo
Nel mondo dello spettacolo – come in politica, nella pubblica amministrazione e persino nel mondo aziendale – il fallimento assume una dimensione amplificata. Non contano solo i numeri o gli obiettivi mancati, ma anche la percezione che il pubblico sviluppa. La parabola discendente degli ascolti di “The Couple” ha decretato, nel tempo di qualche puntata, la sentenza definitiva del pubblico. Non si tratta solo di share: è identità, reputazione, credibilità che vacillano.
I social media giocano un ruolo decisivo in questo meccanismo. Ogni caduta, ogni svista, diventa materiale da condividere, commentare, analizzare. Il fallimento vira così verso l’intrattenimento e si trasforma in contenuto virale. Il risultato? L’eco dell’insuccesso si prolunga nel tempo e diventa un’ombra difficile da scrollarsi di dosso.
La vergogna e la perdita del controllo narrativo
Vergognarsi di un errore è umano. Ma quando l’errore diventa pubblico, la vergogna sociale assume una forza ancora maggiore. Non è più solo il rimorso personale, ma la sensazione invadente di essere visti, giudicati, etichettati. In gioco c’è la narrazione personale, che viene sottratta direttamente dalle mani del protagonista per essere riplasmata dal pubblico.
Questa dinamica coinvolge anche aziende, enti pubblici e istituzioni: basta guardare quanto alcune riforme o scelte politiche, giudicate fallimentari, vengano rievocate a distanza di decenni come simboli di inefficienza.
Le difese psicologiche che ci mettiamo addosso
Di fronte a un fallimento pubblico, il nostro cervello si attiva per proteggerci. Mettiamo in campo strategie difensive che ci aiutano, almeno nel breve termine, a non crollare:
- Razionalizzazione: proviamo a dare spiegazioni logiche per normalizzare ciò che è accaduto
- Proiezione: spostiamo la responsabilità all’esterno, su fattori indipendenti da noi
- Minimizzazione: riduciamo l’importanza dell’accaduto per difenderci emotivamente
Queste reazioni sono naturali, ma possono anche impedire una vera elaborazione dell’esperienza. Serve qualcosa in più per realmente trasformare l’insuccesso in una nuova opportunità.
Resilienza: la chiave dopo la caduta
Ricominciare è possibile. A dimostrarlo, non solo le storie individuali, ma anche i dati macro: nel mercato del lavoro italiano, ad esempio, dopo il crollo del 2020, si è registrato un progressivo recupero già a partire dall’estate dello stesso anno. La ripresa è stata graduale, ma concreta. E questo vale anche a livello personale: ogni fallimento, per quanto doloroso, può diventare un punto di partenza.
Essenziale è riscrivere la propria storia. Non negare l’errore, ma dargli un nuovo significato e cercare ciò che si può apprendere. La crescita personale – e professionale – passa da qui.
Strategie per affrontare l’insuccesso davanti a tutti
Gestire un fallimento davanti a milioni di occhi non è mai facile. Ma esistono strumenti che possono renderlo quantomeno affrontabile:
- Mantenere una visione a lungo termine, senza fermarsi al momento critico
- Concentrarsi su ciò che si può controllare, lasciando andare il resto
- Affidarsi ad alleati, mentori o colleghi che offrano supporto sincero
- Coltivare l’autocompassione, trattandosi con la stessa gentilezza che si riserverebbe a un amico
Affrontare l’errore non solo con lucidità, ma anche con empatia verso sé stessi è un gesto rivoluzionario.
Il fallimento non è una vergogna culturale
In Italia il fallimento viene spesso visto come una macchia. Ma abbracciare un’ottica diversa – più simile a quella americana o nord europea, dove l’errore è parte del percorso – potrebbe aiutarci a trasformare l’insuccesso in innovazione. Le statistiche parlano chiaro: nel terzo trimestre 2023, nonostante turbolenze economiche, le nuove imprese hanno registrato un incremento del 3,6% secondo l’ISTAT. Questo significa che, a fronte di momenti bui, l’energia vitale per ripartire esiste eccome.
Fallire fa parte del gioco
“The Couple” non è stato un successo, ed è giusto dirlo senza mezzi termini. Ma anche questo episodio racconta una verità universale: tutti, prima o poi, inciampiamo. L’importante è decidere come rialzarsi. E, a volte, lo scivolone più imbarazzante può diventare il punto da cui ricominciare con più forza, consapevolezza e ambizione.